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La collezione di ceramiche graffite


La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara ha acquisito nel 2004 una delle più ampie ed importanti collezioni private di ceramiche tardomedievali e rinascimentali dell'area padana centro-orientale, in buona parte di origine ferrarese. La collezione, comprendente 360 ceramiche, era già in parte nota anche al di fuori degli specialisti, grazie alle pubblicazioni di una casa editrice ferrarese e all'esposizione di oltre un centinaio di esemplari in occasione della mostra dedicata a "La ceramica graffita del Rinascimento tra Po, Adige e Oglio", allestita a Revere nel 1998.
Oggetto della raccolta sono state principalmente le ceramiche graffite "rinascimentali", della seconda metà del XV secolo e della prima metà del XVI, e in particolare quelle riferibili alla produzione di Ferrara sulla base del ritrovamento locale o di attribuzioni stilistiche. Questa tipologia costituisce circa la metà della collezione, comprendendo un ampio repertorio delle decorazioni e delle forme caratteristiche; alcuni esemplari presentano figurazioni particolarmente notevoli, come il frammento di una grande ciotola con busti di un papa e di una coppia di regnanti e come altri pezzi con personaggi musicanti, figure allegoriche, busti di santi e di angeli. Sono presenti anche alcuni rari scarti di fornace, le testimonianze più sicure della qualità della produzione locale. Il resto della collezione comprende diverse altre tipologie di ingobbiate e graffite ed anche di smaltate, databili tra la metà del XIV secolo e gli inizi del XVII.

Per il periodo più antico, la seconda metà del Trecento e gli inizi del Quattrocento, i prodotti ferraresi sono rappresentati principalmente da una ventina dei cosiddetti "bicchieri" in maiolica arcaica, recipienti caratteristici di Ferrara recanti solo un contrassegno dipinto in manganese. Le prime graffite prodotte nell'area padana centrale e in Emilia-Romagna, le "graffite arcaiche padane", sono presenti con un gruppo di boccali e forme aperte precoci di origine lombarda e con esemplari emiliano-romagnoli e in particolare ferraresi, tra cui tre boccali scarti di prima cottura. Un'eccezionale borraccia plasticata a raffigurare il busto di Cristo è riferibile alle cosiddette "graffite arcaiche evolute" della prima metà del Quattrocento.
Le graffite con un nuovo repertorio decorativo, definite "pre-rinascimentali", che comparvero verso la metà del Quattrocento e che segnarono il salto di qualità della produzione ferrarese, sono rappresentate nella collezione da una dozzina di forme aperte, con esemplari particolarmente notevoli per le raffigurazioni di rapaci e di busti maschili, circondati dalla tipica tappezzatura di fogliame.

A fianco delle graffite "rinascimentali" più o meno canoniche, un cospicuo numero di graffite policrome della seconda metà del Quattrocento e della prima metà del Cinquecento rappresenta vari sottotipi accomunati da decorazioni semplificate. Alcuni esemplari sono di varia origine, ma è plausibilmente ferrarese un consistente gruppo di boccali e forme aperte decorati con figurazioni religiose, simboli, sigle o iscrizioni riferibili ai servizi delle comunità monastiche locali.
Anche le graffite monocrome databili dalla fine del Quattrocento, a punta o con uso anche della stecca, presenti nella raccolta erano di prevalente uso monastico, come indicano sigle e iscrizioni.
In diversi casi sia le graffite policrome "semplificate" sia le graffite monocrome presentano sotto il piede un contrassegno di appartenenza inciso a cotto, secondo una consuetudine tipica dei monasteri femminili; analoghi contrassegni si riscontrano anche tra le graffite "rinascimentali", venendo a configurare un panorama delle stoviglie in uso nei conventi ferraresi a cavallo del 1500, che risulta uno degli aspetti più interessanti della collezione.
Le graffite policrome incise a punta e anche a stecca, in genere con la tecnica del fondo ribassato, cinquecentesche e dei primi decenni del Seicento, sono in numero ridotto nella raccolta, però comprendono alcuni esemplari con raffigurazioni ancora legate ai canoni rinascimentali, tra cui alcune scodelle di grandi dimensioni con figure di santi o busti maschili plausibilmente ferraresi.
Diversi aspetti della produzione ferrarese di graffite restano da chiarire, in particolare per queste tipologie più tardive e per la fase iniziale delle "arcaiche padane"; anche per le celebri graffite "rinascimentali" e per i vari tipi coevi rimangono da precisare le distinzioni tra la produzione di Ferrara e quelle simili di Bologna e di altri centri emiliano-romagnoli. Un riesame critico delle ceramiche di questa collezione, integrato con repertori di forme e decorazioni ottenibili dagli abbondanti reperti degli scavi archeologici cittadini, sarà utile per arrivare ad una caratterizzazione delle ceramiche ferraresi più oggettiva rispetto alle attribuzioni stilistiche che in passato sono state prevalenti.

Sergio Nepoti

La Fondazione Carife ha acquisito alla fine del 2006 una collezione di ceramiche che oltre ad integrare il nucleo precedentemente recuperato, documenta la produzione di ceramica graffita e di mezzamaiolica in aree diverse da quelle del Ducato di Ferrara, con l'intento di sottolineare le affinità e le differenze esistenti tra le botteghe operanti nella grande area del graffito. Particolare interesse hanno quelle del Ducato di Mantova ed i pezzi realizzati nelle officine afferenti al corso dell'Adige, per lungo tempo confine del Polesine Estense e con cui i rapporti preferenziali non erano mai cessati anche dopo il suo passaggio alla Repubblica di Venezia. Infine nel 2008 è stato acquisito un terzo lotto di ceramiche graffite che si integrano al resto della collezione ampliandone la varietà di decori e di formati.